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Mariglianella: Agrimonda, un disastro che compie 17 anni

Nulla è cambiato. Il cumulo di macerie è ricoperto da un grande telo danneggiato, che consente la fuoriuscita di emissioni gassose, inquinando l'ambiente e mettendo a rischio la salute della popolazione

Il 18 luglio del 1995, alle ore 03:02, scoppiava un incendio presso la ditta AGRIMONDA s.r.l. , una società addetta alla commercializzazione di prodotti per l’agricoltura, inclusi quelli chimici quali pesticidi, fitofarmaci, concimi fertilizzanti. Un vero e proprio disastro. Il responsabile dell’ASL NA4 aveva richiesto l’intervento dello SCIA e consigliato al Sindaco di emettere un’ordinanza cautelativa di sgombero della popolazione per un raggio di 500m, con la sospensione della raccolta dei prodotti agricoli coltivati per almeno venti giorni.

L’incendio venne domato solo alle ore 14:00 dello stesso giorno. Sulla base dei dati forniti dalla proprietà, si è evinto che al momento dell’incendio erano presenti circa 235 tonnellate di antiparassitari, 750 t. di concimi, 6 t. di plastica, 40.000 litri di pesticidi liquidi e prodotti altamente tossici tra i quali Antracol Fort Blue/Bianco e il  Basamid.

Oggi, dopo ben 17 anni dall'evento, il sito si presenta occupato in gran parte dal cumulo residuale del rogo e dai resti della palazzina. Tutto appare abbandonato. Il cumulo  ha un’altezza di circa 2 metri ed è ricoperto da un telo impermeabile, ancorato alle pareti laterali della palazzina con listelli e al muretto perimetrale di calestruzzo, su cui è posizionata una rete metallica con lamiera. Il telo è stato sostituito più volte a causa delle discontinuità che si sono formate negli anni. Osservando dall’alto è facile rilevare come ancora oggi il telo stesso risulti danneggiato, consentendo la fuoriuscita di emissioni gassose dal cumulo verso l’ambiente esterno.

"Nessuno si è davvero interessato alla cosa. In questi anni la poltica ha gareggiato per prendersi i meriti di aver salvato la popolazione senza mai farlo realmente"- queste le parole dolorose dell'associazione A.L.T. La Fenice, che combatte tutt'oggi per risolvere la questione.

"Possibile che non si provveda alla riparazione del telo  che protegge il cumulo di macerie tossiche, dichiarando di averlo fatto? Purtroppo a nulla sono valse, finora, le proteste, i Convegni, la pressione della stampa locale e nazionale, Striscia la Notizia, l’interrogazione parlamentare  dell’on. Francesco Barbato. Ribadiamo che l’unico modo per risolvere il problema è la rimozione dei rifiuti dalle aree".

 

 

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